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ONE SHOT!

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Stefano Maestrini, pittore autodidatta, opera da decenni sperimentando diverse tecniche e maniere. Come lui stesso comunica, la sua formazione artistica di base inizia con la frequentazione dei musei nelle città d’Europa che egli ha avuto modo di visitare grazie alla possibilità di viaggiare in Italia e all’estero, dove ha soggiornato in diversi paesi, quali Inghilterra, Spagna, Francia e Olanda. Dopo alcuni corsi di approfondimento presso i “Pittori dei Navigli di Milano”, ha frequentato un corso di decorazione e “trompe l’oeil” tenuto dall’Ente Scuola Edile Milanese. Giunto alla maturità, si è trasferito in una casa di campagna, realizzando il suo atelier-studio, con la possibilità di dedicarsi pienamente alla propria passione. Trascorre molte delle sue giornate pittoriche “en plein air” nella valle Vigezzo, la valle dei pittori, dedicandosi in particolare all’acquarello. Negli anni, è passato dalla pittura figurativa, sia a olio che ad acquarello, a quella astratta. In questi ultimi tempi, la sua ricerca è sempre più rivolta all’informale, all’indagine sulle possibilità espressive del colore, con una semplificazione portata all’essenza. Le cromie vengono da lui assunte come energia gestuale, vibrazione, simbolo delle forze universali, fino a un percorso che lo ha avvicinato alla pittura zen di quest’ultima produzione, inchiostro su carta in stile nipponico.
Una creazione artistica, questa, che parte dall’enso, ovvero da un cerchio nero che simboleggia l’illuminazione, la forza, l’universo.  Maestrini dalla non luce pare poi comporre, attraverso soprattutto il nero, ma a volte pure il blu e infiltrazione di qualche altro colore, una sorta di personale diario interiore. Il tutto con gesti liberi, ma sicuri, che non permettono ripensamenti, dove eventuali esplosioni di sgocciolii o striature vibratili e rarefatte, senza spessore di colore, anzi appena percepibili quali sbavature d’inchiostro, hanno movenze trasformative, ma appartenenti al movimento di quel preciso istante. Nascono così le molteplici interpretazioni delle immagini: in giapponese enso (cerchio), è spesso collegato all’esperienza meditativa dei monaci buddhisti Zen che ha finito per divenire la maniera più semplice e diretta per esprimere l’ideale di perfezione assoluta.
Senza voler entrare in queste forme di spiritualità assoluta, che possono racchiudere significati anche comuni, come quello di vivere pienamente ogni momento della nostra vita, a mio avviso, questa ricerca di Maestrini racchiude una grande capacità tecnica che gli permette di rendere luminoso ciò che per antonomasia è la negazione della luce. In questo, si potrebbe scorgere l’influenza orientale come richiamo a evadere dalla logica di una società dedita con troppa tensione alle cose materiali e che tralascia spesso quei sentimenti che l’arte può concedere. Sicuramente si tratta solo di un passaggio dell’autore attraverso questo tipo di arte, poiché egli è sempre teso a dipingere rinnovate emozioni e queste creazioni di certo gli forniranno i giusti stimoli per proseguire oltre, perché Stefano Maestrini è soprattutto un testimone di autenticità e di libertà nell’arte contemporanea.


Giuseppe Possa

 

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